Piazza dell’Aquila

Piazza dell’Aquila

Consiglio caldamente di entrare in questa piazza giungendo da Piazza del Popolo trasportando con se l’aria gioiosa e confortante dei bar che circondano la grande piazza e la semplice eleganza del palazzo del comune fronteggiato dalle due colonne.
Dunque, immersi nella pura atmosfera ravennate, movimentata ma non troppo, si tira dritto per Via Santi Muratori: davanti allo spettatore si presenta piazza XX settembre chiamata da tutti i cittadini “piazza dall’Aquila” per la colonna che si erge al centro di essa.
La piazza raccoglie diversi momenti storici della città che legati uno all’altro contribuiscono a darle un tocco a parer mio nostalgico.

Comincerei con l’elemento che chiude la piazza dandole le spalle, che costituisce il cuore della città dal 500, il palazzo comunale. Questo elemento fa da tramite tra Piazza dell’Aquila e Piazza del Popolo, collegate da questo voltone, decorato da affreschi realizzati da Gaetano Savini nel 1873.
L’elemento centrale è quello più imponente in tutta la sua semplicità: la colonna dell’Aquila coronata, eretta nel 1609 in onore del Cardinale Bonifacio Caetani che in quegli anni oltre ad aver rinnovato l’ordinamento del consiglio comunale riattivo lo storico porto della città.
Sulla piccola piazza si affaccia quella che dal Seicento è la dimora della famiglia Pasolini, un’antica famiglia patrizia di cui fanno parte molti scrittori ed esponenti politici italiani.
Per completare l’opera la piazza dal 1882 fu denominata “Piazza dell’Aquila” in ricordo del 20 settembre 1870, giorno della presa di Porta Pia e dell'annessione della città di Roma al Regno d'Italia.
Un luogo tranquillo e nascosto nonostante la sua posizione centrale nella città: l’ho sempre vissuto come il mio luogo di riposo dopo le interminabili passeggiate, dove potevo rilassarmi in compagnia guardando i vistosi colori della giostra posta all’angolo.

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Nel pieno della sua turbolenta adolescenza, all'età di 17 anni vive in un connubio di letteratura, sport e arte. Studentessa al Liceo Classico Dante Alighieri, si fa trascinare dalla filosofia e dalla realtà astratta del suo mondo antico, sognando un futuro in cui arte e letteratura si intreccino per dar vita alle sue più intriganti ambizioni. Il suo imperativo è "perdersi", nei particolari ,nell'ambiente che la circonda, nelle situazioni che incontra e in tutti quei sentimenti che la investono.