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Mar, Museo d’Arte della Città di Ravenna – AL VOLTO INERTE FERRO, MORTE, DOLOR FURON SUGGELLI
Un cavallo rupestre, alto, sottile e dal volto umano –opera di Mimmo Paladino - ci accoglie all’esterno, un monito paleolitico, un astuto e coraggioso amuleto acheo a bordo del quale fare breccia nelle viscere dell’arte contemporanea cittadina. Al suo fianco, poco lontano, un’enorme, fiera, dorata balla di fieno realizzata in mosaico dell’artista ravennate di fama internazionale Marco Bravura, ci riporta ai simboli antichi della Romagna contadina e alla sua eterna tradizione musiva, ma il suo dinamismo, la sua velocità furente e ricca ci ricorda che l’arte, a Ravenna come altrove, è cosa viva, inarrestabile, fluente e sempre nuova, ragazzina smaliziata dal passo ciclopico.
Il Museo d’Arte della Città di Ravenna, ospitato nella cinquecentesca Loggetta Lombardesca (dovente il nome all’architetto Tullio Lombardo, che la progettò) è composto di tre parti.
All’interno della Pinacoteca, -dove ai tempi della nostra fanciullezza, in una larga ala, erano esposti centinaia e centinaia di animali imbalsamati, affascinanti e terrorizzanti specie di insetti, rettili e volatili che tuttora occupano I più bui sogni delle mie notti - fanno mostra di sé opere che spaziano dal XIV al XX secolo, tele dei più famosi artisti locali, quali Longhi, Rondinelli e Guaccimanni, pannelli del Guercino e del Vasari, uno strepitoso nudo di donna del “ravennate” Klimt, l’ “Albero della Vita” di Paladino, al cui confronto trema e si piega quello pallidamente kitsch dell’Expò Milano 2015, e capolavori di Manzoni, Schifano, Vedova e Saetti –pittore a me intimamente caro, nella cui abitazione veneziana, durante gli studi universitari, ebbi l’inaspettato onore di abitare.
Una nota a parte merita senza dubbio la leggendaria statua funebre del cavaliere ravennate Guidarello Guidarelli, alla cui gloria già prestarono la penna, nei secoli, Lord Byron e D’Annunzio. Il corpo del cavaliere è sdraiato, composto nella sua armatura, colto nel preciso istante del trapasso dalla vita alla morte, il suo volto è straordinariamente plastico e reale, le palpebre lievemente socchiuse, la bocca sottilmente aperta in un ghigno, in una smorfia di dolore e sofferenza che non può che ispirare commozione e umana pietas agli occhi dello spettatore. Non stupisce dunque la secolare leggenda, che tuttora attrae schiere di visitatrici da tutto il mondo, secondo la quale le donne nubili che poseranno le loro labbra su quelle dolorose e vive del nobile Guidarello si sposeranno certamente entro l’anno. Dicono funzioni, e non raramente. Non resta che provare, naturalmente.
Al piano terra, lungo tutto il perimetro porticato dell’elegante Loggetta, vive invece la Collezione dei Mosaici di Arte Contemporanea, un’incredibile, unica e miracolosa collezione di opere musive di valore straordinario, eccezionali capolavori emozionanti e colorati realizzati trasponendo le opere dei più grandi artisti italiani del XX secolo quali Guttuso, Vedova, Campigli, Birolli, Afro, Cagli, Paladino, impreziosita dal raffinatissimo “Le Coq Bleu”, mosaico blu, notturno e sognante realizzato da un'opera di Marc Chagall sul finire degli anni ’50.
L’ultima parte del MAR, invece, è quella dedicata alle Mostre Temporanee. E proprio questa è, da alcuni anni a questa parte, il fiore all’occhiello del Museo. Iniziate nel 2003, le esposizioni curate dal direttore artistico Claudio Spadoni, hanno acquisito nel giro di appena una decade una riconosciuta caratura internazionale, uno status di prestigio in rapidissima e continua crescita, e hanno garantito al MAR un ruolo preminente, di spicco, e di avanguardia all’interno del panorama museale nazionale. Il segreto di questo successo risiede nella grande qualità delle mostre, merito senza dubbio dell’attenzione e dell’educazione dei curatori, capaci di scegliere tematiche sempre coraggiose, singolari, oblique, mostrando sbalorditive ed entusiasmanti opere dei più grandi artisti della storia dell’umanità con sottile classe, eleganza e furtiva follia.
Concedetemi, infine, un piccolo amarcord, impossibile da omettere. Agli occhi di chi scrive, infatti, resta imperitura nella memoria la mostra personale su Alberto Giacometti che si tenne in queste sale nel lontano autunno del 2004. Per quantità e qualità dei quadri e delle sculture esposte, opere fino ad allora solamente sognate nei libri, fu una mostra elettrizzante, inaudita, indubbiamente superiore alle personali sull’artista svizzero tenutesi a Roma e a Milano nel 2014. Fu una finissima rivoluzione, uno strabiliante regalo alla cittadinanza, una coccarda che Ravenna orgogliosamente appuntò sul suo brillante petto, e di cui tutt’oggi fa fiero sfoggio.
Come arrivare
Il Mar si trova in centro storico ed è raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria che si trova a 500 mt.
Il museo è raggiungibile in auto seguendo le indicazioni Museo d'Arte della città di Ravenna/Loggetta lombardesca/giardini pubblici. E' presente un parcheggio a pagamento accanto al museo.
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24 Gennaio 2016