You have no items in your cart.
Che si alzi il sipario: i teatri di Ravenna
La città di Ravenna vanta una lunga tradizione teatrale e musicale, essendo fin dalla metà del Cinquecento provvista di saloni e cortili di palazzi nobiliari che venivano adibiti stabilmente, o adattati per l'occasione, a luoghi di rappresentazione teatrale.
Il principale palco cittadino esisteva già dal 1556 e si trovava nella Sala del Palazzo Comunale, dove continuò l'attività teatrale fino al 1702 quando venne demolito e venne decisa la costruzione di un nuovo teatro pubblico: il Teatro Comunitativo, terminato nel 1724 e che continuerà ad essere il punto di riferimento della comunità fino alla costruzione, nel 1940, del Teatro Alighieri.
Oggi a Ravenna, dei tanti luoghi per la “Chomedia” che esistevano nel Cinquecento, rimangono due teatri, assai differenti fra loro sia da un punto di vista architettonico che di proposta culturale: il Teatro di Tradizione Dante Alighieri e il Teatro Comunale Luigi Rasi.
Il primo è caratterizzato da una bellezza e da una magia che non risiedono solo nelle splendide architetture e negli arredi ricercati ma si ritrovano soprattutto passando tra i camerini, attraversando i cunicoli nei sotterranei del teatro, camminando sul parquet in legno del palco; ricalcando gli stessi percorsi dei grandi attori, danzatori e musicisti che l’Alighieri ha, negli anni, ospitato al suo interno e che sul suo palcoscenico hanno dato vita a mondi altri in cui lo spettatore si immerge e che fanno del teatro un luogo magico e onirico.
La particolarità del Teatro Rasi, invece, risiede sicuramente nell’abside che fa da sfondo al palco. Unico angolo di storia ravennate veramente tangibile dello stabile, che arricchisce la scena di una nota autentica e che rende l’esperienza rappresentativa estremamente affascinante poiché lo spettatore viene immerso in un contesto storico concreto e definito. Se a questo si aggiunge l’ingente lavoro che il Teatro delle Albe sta realizzando negli ultimi anni, sia con i ragazzi che con le minoranze etniche, per un teatro rivolto al futuro, risulta davvero interessante il binomio fra passato e futuro, fra tradizione e accoglienza e inserimento dell’altro e del diverso in un tessuto storico che fa del Teatro Rasi un laboratorio di sperimentazione non solo artistica ma anche, e soprattutto, civile, sociale e antropologica.